Al biografo Piovani affida un messaggio rassicurante: “Ma secondo te, mollo? Fin che ho questi tifosi non ci penso neppure. Sento la forza di questo legame” (gmajo) – Ieri, riportando con colpevole ritardo le esternazioni-macigno di Tommaso Ghirardi a Modena, durante la presentazione del libro di Uva e Teotino “La Ripartenza”, non volevamo certo rovinare la domenica dei tifosi crociati, liberi dal calcio, né quella dello stesso presidente, che si è preso una giornata di relax dopo aver dedicato tanto tempo al suo hobby, sempre più impegnativo, in tutti i sensi. Gli uni potevano essere giustamente preoccupati in particolare per una delle sue frasi (“La continua perdita di denaro ti porta inevitabilmente a mettere la parola fine alla tua iniziativa”), l’altro, invece, avrebbe preferito starsene un po’ in pace, tenendo a riposo la bocca, ultimamente assai spesso parlante. E così alla telefonata di Sandro Piovani, da noi simpaticamente ribattezzato il suo Biografo, ha risposto con una considerazione flash, ma essenziale: “Non lascio”. La stessa riportata nel rassicurante titolo di stamani sul quotidiano locale. Continua all’interno
Il pezzo di Sandrone si apre con una citazione musicale del testo di un noto pezzo di De André “Né per gioco, né per professione ma solo per passione”. La perfetta sintesi, secondo lui, di cosa sia il calcio in generale, il Parma Calcio in particolare per “Tom”. Il rapporto tra i due è di vecchia data, si perde nella notte dei tempi, questi quattro anni di presidenza lo hanno solo cementato. Lui può permettersi di disturbarlo anche quando si sta rilassando. Magari per poche parole. Ma efficaci. Immaginiamo (questa è pura fantasia nostra, niente intercettazioni ambientali), il
dialogo al telefono: “Oh Tom? Co sit mat? Non vorrai mica lasciare il Parma”. E il Ghiro, ormai completamente parmigianizzato, che gli risponde: “Mo co dit?”, prima di aggiungere (questo, invece, è sostanzialmente vero): “Ma secondo te, mollo? Fin che ho questi tifosi non ci penso neppure. Sento la forza di questo legame”. Nel suo pezzo sulla Gazzetta, il giornalista-tifoso, per ragioni di spazio, non ha potuto amplificare a dovere la circostanza che proprio i tifosi sono la benzina del suo entusiasmo per il Parma, Parma che non lascia, proprio grazie a loro, andando anche al
di là delle problematiche, “soprattutto economiche ma non solo, che bisogna superare per affrontare la A e restarci. E possibilmente restarci”. La prima parte del titolo, però,dice anche che Ghirardi si sente solo. La considerazione nasce dall’analisi per cui, secondo il Pres, sul territorio non si arriva a raccogliere 3 milioni di euro di sponsorizzazioni (su circa 70 di fatturato). 3 milioni di euro, che poi sarebbero, sempre secondo il Ghiro, coincidenti con la esposizione bancaria della società. Che il tessuto imprenditoriale cittadino – il quale
comunque beneficia della positiva immagine che il club dà alla città anche nel mondo, visto che secondo Vignali (ma lo diceva anche Ubaldi anni prima) è un asset vincente ed un ottimo mezzo di marketing territoriale” – non sia mai stato particolarmente provvido con la squadra di pallone che ne porta il nome è un dato di fatto, impersonificato, tra l’altro, dallo stesso Ghirardi, il quale, come noto, è bresciano. Gli appelli, negli anni, si sono moltiplicati, ma concretamente la risposta, in denari, delle industrie parmigiane è quella che è. Difficoltà, a suo tempo, incontrate anche dal Commissario Straordinario Enrico Bondi e dall’allora presidente Guido Angiolini, i quali
avrebbero voluto mettere il sodalizio salvato dal crac Parmalat in solide mani parmigiane. Ma a quei tempi si presentarono solo Gaetano Valenza, buonanima, e Lorenzo Sanz, che nel suo piccolo, comunque, fece tanto per il Parma, avendo di fatto “donato” i famosi 7,5 milioni di euro di caparra per l’acquisto (poi trattenuta per le successive insolvenze), vera e propria manna dal cielo in quei tempi di vacche magre. Parmigiani zero. Infine, colgo l’occasione, per correggere – l’interessato mi scuserà per questa mia impudenza – il Sindaco Vignali, il quale, durante la presentazione della lodevole iniziativa congiunta col Parma che porterà a riempire di bambini lo stadio per la gara con il Bari, era incorso in alcune imprecisioni. Non corrisponde al vero che il Parma non avesse una proprietà prima dell’arrivo di Ghirardi: anomala fin che si vuole, ma l’Amministrazione Straordinaria, dopo il crac Parmalat, ha tenuto e governato il club con grande professionalità, pur non essendo uomini puri di calcio, dimostrando di detenerne sia moralmente, che fisicamente la proprietà, poi
passata all’imprenditore bresciano. E poi, il Parma conobbe l’onta della “B” in piena Era Ghirardi, e non durante la gestione transitoria di Bondi & C., che tra mille difficoltà riuscì sempre a mantenere la categoria. Anche se va dato atto a Ghirardi di aver fatto di tutto per saldare immediatamente il debito (cioè il subitaneo ritorno nella massima serie dopo l’inopinata retrocessione in B). E da ultimo non va dimenticato che la passione dei Parmigiani (tifosi, eh) per il Parma – magari amplificatasi durante gli anni dei trionfi in Italia e in Europa – era comunque ben forte e solida anche nelle serie inferiori.
Gabriele Majo