Lo ha detto oggi il Plenipotenziario entrando in Lega, aggiungendo: “Amauri? Sceglieranno la Juve e lui. A noi farebbe piacere rimanesse” – All’interno Majo chiosa(gmajo) – Poche ma significative parole, subito ribattute dalle agenzie di stampa, dell’AD del Parma FC Pietro Leonardi (da loro degradato a semplice direttore sportivo), prima dell’inizio degli odierni lavori della Lega Serie A, a proposito di Amauri e del mercato della squadra crociata. Eccole: “Amauri? E’ una scelta che faranno il calciatore e la Juve: a noi farebbe piacere rimanesse. Qui è stato bene, siamo stati bravi a farlo risentire importante, è venuto a Parma che non stava facendo bene, è ritornato ad essere Amauri. Per rispetto della nostra gente non mi sembra giusto illudere nessuno”. “Mercato? A differenza di altri anni non dobbiamo fare un mercato eclatante: la squadra la riteniamo all’altezza”. All’interno la chiosa di Gabriele Majo
Apprezzabile la sensibilità del Plenipotenziario che, giustamente, a proposito di Amauri, non vuole illudere la nostra gente, ma che a fari spenti, ne sono sicuro, farà di tutto per cercare di convincere l’Oriundo a restare. Compito improbo, certo, ma non del tutto impossibile. Le sue armi? Le stesse citate nella frase: e cioè che a Parma è tornato quello che era. Anche in prospettiva azzurra, come una settimana fa Colomba aveva detto, dopo essere andato in campo nella Partita del Cuore, il tandem Giovinco-Amauri a Parma potrebbe far comodo all’Italia. E si sa quanto siano stretti i legami tra il Presidente Ghirardi, Prandelli e la nostra città, al di là del non essere riusciti nell’impresa comune di far disputare Italia-Estonia al Tardini, match dirottato al Braglia di Modena per via degli schienali dei seggiolini non omologati Uefa, questione ampiamente approfondita dal nostro portale www.stadiotardini.com nei giorni scorsi.
Il Commissario Tecnico, parlando dopo il match, ha ricordato come in Italia nessuno avesse creduto a Giuseppe Rossi, dopo l’exploit nel Parma di Ranieri, miracolosamente salvatosi un po’ come quello di quest’anno di Colomba (il quale, però, aveva meno giornate a disposizione per riuscirci). Ghirardi, allora, aveva tentato di trattenerlo, ma al di là di qualche intoppo burocratico (alcuni errori nella traduzioni delle missive scambiate con la controparte) e la presunzione di volerlo acquistare anziché tentare la via del rinnovo del prestito (a quei tempi aveva incontrovertibilmente proclamato “Mai più prestiti nel mio Parma”, anche se poi le cose sarebbero poi cambiate, considerata la congiuntura…), non ci era riuscito per via del
costo fuori portata del cartellino. Lo stesso Pres, se non ricordo male, aveva raccontato di aver proposto l’acquisto in compartecipazione al Milan, ma il giocatore venne “bocciato” da Galliani. L’altro giorno, quando il Plenipotenziario Rossonero era stato a Parma per ritirare il Master Moss alla Carriera avrei voluto verificare la bontà della mia memoria, chiedendoglielo, ma, ahimè, durante l’assembramento stampa c’era una gran folla di giornalisti questuanti, sicché ho finito col desistere, anche perché non ero riuscito a farmi ben capire da Galliani con la prima… proporzione proposta.
Scusate la piccola digressione, ma non sono uscito, come potrebbe sembrare, fuori tema: essa, infatti, è ben connessa con la seconda parte delle dichiarazioni odierne di Leonardi, riguardo la bontà dell’attuale organico del club, da lui ritenuto all’altezza. Sostanzialmente è lo stesso ragionamento che quattro anni fa fecero Ghirardi & Berta dopo la salvezza miracolo griffata da Ranieri. Allora come oggi, dunque, si era ritenuto come “vero Parma” quello capace di rimontare la difficile situazione, anziché quello che nella difficile situazione c’era piombato. Altra analogia quella – fisico a parte – tra i due bomber in prestito autori della salvezza, allora Pepito stavolta Amauri, entrambi poi tornati alle squadre di pertinenza. (Dettaglio non trascurabile quando si soppesa il valore del gruppo). Fortunatamente, stavolta, rispetto ad allora, rimarrà un ingrediente fondamentale: l’allenatore, sperando che possa replicarsi la splendida alchimia creata in quelle Sette giornate di Colomba che hanno riscritto una stagione da dimenticare, con un graditissimo happy end. Gabriele Majo