Domenica scorsa al Bentegodi abbiamo rivisto l’ex Dg del primo Parma anni ’90, quello che regalò ai tifosi le soddisfazioni più belle. Anche perché inaspettate e non pretese…
(gmajo) – Domenica scorsa, nella strada antistante l’ingresso della tribuna centrale dello stadio Marcantonio Bentegodi, in attesa della gara con il Chievo, abbiamo riconosciuto l’inconfondibile, invidiabile, silhouette di Giambattista Pastorello, il direttore generale (allora guai a chiamarlo semplicemente direttore sportivo…) del primo Parma in A, quello anche di Scala e Pedraneschi di inizio anni ’90. Il Parma più bello, ad insindacabile giudizio mio e credo di molti tifosi. Ma anche dello stesso Pastorello, che ha ricordato con un pizzico di nostalgia quei tempi, forieri di grandi soddisfazioni sportive e personali per lui e per chi gravitava nell’orbita gialloblù. Un amarcord ripercorso con i vari interlocutori, magari un po’ più canuti, sovrappeso o soltanto brizzolati che si sono avvicinati a lui, sempre uguale a quello di 20 anni fa abbracciandolo di cuore. Il Parma più bello, perché aveva regalato soddisfazioni inattese e insperate. E per questo vissute con quel genuino entusiasmo dei neofiti della serie A. Qualcosa di ben diverso a quello che sarebbe stato il secondo Parma,quello più squisitamente targato Tanzi, quando l’ambizione del Re del Latte Calisto ci aveva fatto andare in bambola un po’ tutti quanti sognando qualcosa probabilmente di impossibile: lo scudetto. L’appetito vien mangiando, si dirà, e GB Pastorello non ha lesinato sorrisi nel citare uno Schianchi di annata. Quello che scrisse: “Siamo stufi di Coppe e Coppette”…
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Erano quelli i prodromi della grande ambizione – che sovente, come mi piace ricordare, fa rima con presunzione – dettata anche dalla consapevolezza dell’allestimento di squadroni che nulla, o poco, avevano a che invidiare alle storiche grandi. E dunque perché non puntare direttamente all’obiettivo grosso, lo Scudetto, dopo l’indigestione di Coppe e Coppette, che oggigiorno, invece, magari ne tornassimo a vincere una… Chi si contenta gode è una massima magari poco ambiziosa, ma sfido chiunque a dire che non si sia emozionato con quelle prime conquiste fatte in
giro per l’Europa da un manipolo di calciatori, magari anche buoni, ma non certo campioni affermati, e magari stra-pagati, come quelli che sarebbero arrivati dopo, una volta “deposti” i pionieri. Ma quelle stesse emozioni sarebbero diventate roba da poco – “Siamo stufi di Coppe e Coppette” – durante l’inseguimento della chimera tricolore. La sera successiva a quell’incontro domenicale, a Bar Sport, durante la Crespo Night, era arrivata, tra le tante, una domanda ad Hernan sull’effettivo valore della squadra di cui faceva parte, allenata da Alberto Malesani, che non conquistò il titolo italiano
accontentandosi delle Tre Coppe in cento giorni. Scorrendo i nomi diventava difficile trovare una squadra più forte iscritta allo stesso campionato, ma il rammarico, secondo Hernan, è che quella squadra, arrivata trafelata in fondo al torneo, sarebbe stata poi smantellata senza avere la possibilità di riprovarci un’altra volta. L’anno successivo, dopo lo spareggio di Verona con l’Inter, lo stesso Highlander avrebbe salutato la compagnia, perché il ciclo si era concluso, lasciando per riconoscenza al patròn il diritto di scegliere la squadra cui cederlo, sì che il trasferimento potesse diventare un affare. E la squadra sarebbe stata la Lazio di Cragnotti. Ma prima del Parma da Scudetto c’erano state le felici stagioni della triade Pedraneschi-Pastorello-Scala con le Coppe e Coppette, ancora oggi un vanto del dirigente di allora, che ricorda quelli come gli anni più belli della sua carriera. Gabriele Majo
Il mio rammarico è che quella squadra, a detta di molti la più forte d'Italia se non d'Europa, fu affidata purtroppo a un mister "per caso".
Vorrei però ricordare anche la squadra del primo anno di Ancelotti.
Quella squadra arrivò a 2 punti dalla Juve dopo che alla penultima giornata,in vantaggio a Torino, ci fu dato un inesistente rigore contro che permise alla Juve di pareggiare.
Non è mia abitudine attaccarmi agli errori arbitrali, ma senza il "regalo" di Collina forse saremmo qui a parlare di un'altra storia.
Febbredacalcio
Mi ha contattato Andrea Schianchi, il quale mi ha specificato di non aver mai scritto in prima persona "siamo stufi di coppe e coppette" anche perché – e questo glielo riconosciamo – non ha mai scritto come se fosse un tifoso. Probabilmente se a GB Pastorello era rimasta in testa quella frase, al punto da ricordarla dopo una quindicina d'anni, la stessa verosimilmente non sarà stata messa nero su bianco, anzi su rosa, dall'affermato giornalista, ma magari pronunziata o in qualche trasmissione o più facilmente in privato riportando quelle che erano le ambizioni dei parmigiani e non sue personali. Del resto la "scudettomania", come scrivevo nell'articolo, aveva contagiato un po' tutto l'ambiente gialloblù.
Cordialmente Gmajo
Ciao Febbre, vedo che anche Tu, come Boni, ti nutri delle carni degli allenatori… Dunque non era un ostracismo ad personam per il solo Colomba…
A parte gli scherzi: io credo che il Parma, sebbene gli sforzi, sebbene quella squadra, sebbene tutto, razionalmente non avrebbe mai potuto vincere lo Scudetto.
Ciao Gmajo
caro Gabriele, puoi dirmi di tutto, ma paragonarmi al saltinbanco proprio no…
Febbredacalcio
P.S.
non fosse altro che per quanto riguarda Marino, Guidolin e credo anche Marques la pensiamo in modo diametralmente opposto.
Scherzi a parte, tornando a bomba, razionalmente non lo sapremo mai se quella squadra avrebbe potuto vincere lo scudetto con un altro condottiero.
Qualche precedente di scudetto in provincia, sebbene più unico che raro, c'è pur stato.
Come non sapremo mai come sarebbe finita senza il "regalo" di Collina nel primo anno di Ancelotti.
Febbredacalcio
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