Il presidente a Paolo Grossi: «Il nostro impegno è notevole ma gli unici rimpianti li ho quando la gente di Parma non lo apprezza»
(gmajo) – Non so quanto calore ci possa essere stato nel professionale (e per questo ancor più apprezzabile) colloquio di ieri tra Paolo Grossi, prima firma calcistica della Gazzetta di Parma, e Tommaso Ghirardi, presidente del Parma FC: al primo, infatti, due anni fa mentre era in corso un pranzo ufficiale con i giornalisti, alla quale era assente, sebbene invitato, erano fischiate le orecchie a distanza per via dello scarso indice di gradimento raccolto dalle sue recensioni (per me, al contrario, assai oculate, poiché equilibrate e per nulla faziose). Non mi pare di ricordare interviste esclusive ufficiali concesse dal Pres a Grossi in passato, in quanto l’interlocutore preferito di Tom è senza dubbio il “biografo” Sandro Piovani, il quale, però, sta arricchendo i suoi impegni extra-calcio per il gruppo multimediale di Via Mantova, con nuove rubriche di eno-gastronomia, sia sul cartaceo che per radio (ieri il direttore Giuliano Molossi, nella intervista che ha concesso a stadiotardini.com, ha preannunziato che Sandrone da lunedì 19 marzo terrà una rubrica fissa su Radio Parma), e a ruota segue, anche per la carica che ricopre (noblesse oblige) di capo della redazione sportiva Paolo Emilio Pacciani, per noi semplicemente Pep. Egli, tra l’altro, vanta una laurea in economia, sicché avrebbe avuto dalla sua quella preparazione specifica per parlare di numeri. I numeri che Grossi preferisce, da mister regolarmente in possesso di patentino, sono quelli del 4 4 2 o del 3 5 2. Ma ieri in servizio c’era lui, e dunque gli spettava l’analisi del bilancio del Parma, con annessa chiacchierata col Ghiro, alla luce dell’inchiesta della Gazzetta dello Sport del giorno precedente che aveva indicato la società crociata settima tra quelle “in verde”.
Continua la lettura all’interno
Rispetto ad un anno prima, quando Tommaso aveva sentenziato che i giornalisti sportivi devono fare gli sportivi, quelli economici gli economici, le due pagine della Gazzetta dello Sport di ieri (interamente fruibili, grazie a fcparma.com, cliccando sul collegamento ipertestuale) gli sono state assai gradite, avendo messo di nuovo sotto i riflettori il suo vanto, appunto il primo bilancio in attivo della società nei suoi cinque anni di gestione: «Dietro questi dati così positivi – ha spiegato Ghirardi a Grossi – c’è un lavoro iniziato cinque anni fa, interrotto bruscamente l’anno della retrocessione e poi ripreso con successo. (La progressione dei bilanci: -3,2 nel 2007, -0,4 nel 2008, -9,9 nel 2009, -2,4 nel 2010, + 0,7 nel 2011 ndr). Determinante è stato, due anni fa, l’arrivo di Leonardi. Il club deve raggiungere una sua solida identità. Il grande Parma di un tempo vinceva sul campo ma perdeva, e tanto, nei bilanci. Ora stiamo creando un club con un suo patrimonio, autonomo, che possa vivere di luce propria senza dipendere sempre dagli azionisti». Come rimarcavamo nella nostra ripresa di ieri all’articolo della Rosea è proprio il “mecenatismo” la piaga del calcio, cioè il fatto che i vari mecenati “dopino” i propri club con finanziamenti di tasca propria. L’autore dell’analisi della Gazzetta dello Sport Marco Iaria aveva illustrato così il fenomeno: “Il vizietto dell’Italia del calcio è sempre lo stesso: si spende di più (molto di più) di quanto si incassa. Proprio il contrario della filosofia che sta alla base dei fair play finanziario dell’Uefa. Ma si sa, the show must go on. Come? Attraverso il mecenatismo dei proprietari. Ogni anno, infatti, i Moratti, i Berlusconi, ora anche gli Agnelli, i Della Valle, i Preziosi staccano generosi assegniper assicurare la cosiddetta continuità aziendale”. Verso la conclusione dell’intervista l’attento Paolo Grossi ha però fatto notare a Ghirardi che la sua famiglia ha “convertito 15 milioni di credito in conto capitale”: «Certo, abbiamo investito tanto, senza risparmiarci per questo club. Ma lo facciamo credendo nelle prospettive di questi investimenti. La nuova club house che ospiterà i nostri uffici costerà sei milioni. Ma io non rimpiango questi soldi fino a quando sento la gente di Parma al mio fianco. Soffro e mi raffreddo solo quando non si comprendono i miei sforzi». A proposito dell’erigendo centro direzionale: stadiotardini.com, nei giorni scorsi, ha dato conto dell’avanzamento dei lavorio e mostrato tutti i nomi delle aziende (comparso nel classico cartello di cantiere esposto) al lavoro per la grande opera, interamente finanziata dal Credito Sportivo che ha concesso un mutuo. In giro sul web c’è chi ha evidenziato come non ci siano imprese del territorio, con annessa apertura di animato dibattito. Ma rimaniamo in tema bilanci. Grossi fa notare a Ghirardi: “Molto significativo è il dato dei 37,2 milioni di plusvalenze. Questo dato promuove anche la gestione tecnica, perché questi sono calciatori valorizzati… «E’ la risposta a chi ci accusa di avere una rosa vecchia e di non puntare sui giovani – è la replica del Ghiro – Oltre a Mariga, Biabiany, Antonelli, Paloschi, presi giovani e fatti crescere, voglio ricordare che fuori da quest’ultimo bilancio abbiamo ceduto anche Obi, passato dal nostro settore e la metà di Borini, preso a 18 anni e subito ceduto. Poi guardate, abbiamo ancora gioielli che ci teniamo stretti. Mezz’Italia ad esempio mi chiede il giovane attaccante Cerri, e il capitano dell’Under 20 De Vitis, che è in prestito al Modena. Cerri ha 16 anni, se volessi realizzare subito 1,5 milioni lo potrei cedere oggi. Ma me lo tengo stretto». Vorrei a questo punto aggiungere una riflessione che già avevo fatto ieri sera, nel mio pezzo di commento all’analisi della Rosea: “per non saper né leggere né scrivere (i bilanci, of course) credo che i Pozzo sappiano bene quello che fanno”: l’Udinese (che ci precede al sesto posto in classifica con il suo +2,9), infatti, dal principale quotidiano sportivo, viene lodata per il suo “modello unico”, lo scouting, che costa 15 milioni. Scrive La Gazzetta dello Sport: “Scova i talenti, li fa crescere e li vende a peso d’oro. Ma l’Udinese mette a budget 15,2 milioni (erano 13,1 nel 2009-10) per i “costi specifici tecnici”, cioè le attività di scouting e osservazione dei calciatori, un record in Italia (l’Inter vi destina 1 milione scarso). Così si spiegano le ricchissime plusvalenze (41,9) che hanno riportato la gestione in attivo dopo il -6,9 di due anni fa”. Io credo che questa sia la strada da seguire: plusvalenze, dunque, ma favorite da un investimento iniziale per i costi tecnici specifici. Il gioco vale la candela… Grossi, aggiunge: La bravura di Leonardi e del suo staff oltre che nel reperire talenti acerbi è quella di saper piazzare loro e anche qualche «pacco»… Ghirardi gongola: «Basti pensare che abbiamo preso Bojinov dal City e quando lo abbiamo ceduto ci abbiamo guadagnato un milione e mezzo. Dzemaili, che avevamo pagato caro, ci ha regalato un’altra bella plusvalenza. Noi compriamo i giocatori, non ce li facciamo semplicemente prestare». In realtà la formula preferita da Leonardi (che peraltro deve fare di necessità virtù: a proposito ci sono dei rumors su un presunto interessamento per lui, a parte della solita Fiorentina, anche della Sampdoria, ma non so quanto possa essere una ipotesi percorribile, dal momento che non credo che al Plenipotenziario faccia gola una squadra che bene, ma bene, che le possa andare punta ai play off) è proprio quella dell’arrivo a titolo temporaneo con diritto di riscatto della metà (l’archetipo è Giovinco). La quadratura del cerchio, secondo Grossi: Il vero progetto sarebbe stabilizzare i bilanci attraverso questa filosofia ma anche il gioco e i risultati della squadra. «Noi ci vogliamo provare , non lo nascondo – ha ammesso il Ghiro – Con Guidolin eravamo arrivati a un buon punto, poi lui è voluto andare via». E dagli, con ’sta storia: il Don, fiutato lo straccio, aveva salutato la compagnia nella quale aveva capito di essere un sopportato. Le alte professionalità bisognerebbe saperle trattenere, non piangere quando il latte è versato. Ma torniamo al virgolettato di Ghirardi, raccolto da Grossi: «Adesso vedo in Donadoni le caratteristiche giuste per aprire a Parma un ciclo di 4 o 5 anni di buon calcio». Volesse il cielo: cercando di ricordarci di questo ottimo proposito nel malaugurato caso di temporale congiuntura negativa di risultati. Gabriele Majo